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ch al primo nascimento como vene
di pianto con doglienza fa sentore
e di presso atend omo alegrare: 11
la cara cosa aquistasi con pene,
se  ntra le care si pu dire amore:
dunqu valenza sua pena portare. 14
114 a
(V 691)
2
MONTE
La vostra lauda  nver me tanto fina
ch a voi grazze mai render non dimetto;
corege  l meo labor pungente spina,
per che del vostro consiglio son netto: 4
ma  l corpo e  l core e l arma mia tapina
in tutt fuor d ogni verace affetto:
e cui distringe amore in questo inchina;
tener sua via non v ha altro diletto. 8
Certo non credo sia mai pi roina
ched l amore, cui ha ben distretto;
poi ch e nato, pur sormonta, e tene 11
gelosia, affanno e mortale dolore:
dal prencipio a la fine questo apare;
Letteratura italiana Einaudi 232
Chiaro Davanzati - Rime
caro acatta chi  n su tal punto vene: 14
fuor di s, e quanto vale onore
per degna cosa non sa giudicare. 16
IV
TENZONE CON MONTE ANDREA
115 a
(V 768)
1
MONTE
S come ciascun om pu sua figura
veder, lo quale ne lo speglio smira,
similmente voria ca per natura
d ogn om, l ove sua opera tira, 4
o  n bene o  n male, si cernisse pura,
guardando in viso; poi saria fuor d ira:
ch chi riprend e falso a dismisura,
esendo ci, tosto se ne partira. 8
Da che  l contradio pur nel secol dura,
vada in perfondo quanto il mondo gira:
cad io non ci conosco pi rimedio, 11
poi ch astio e  nvida ed orgoglio e male,
chi pi v afina, quegli  n maggior sedio;
montar si crede in segnoria reate. 14
Letteratura italiana Einaudi 233
Chiaro Davanzati - Rime
Cos fosse oggi ci ched io concedio, 15
e  l ciel tenesse la via altretale.
115
(V 769)
2
Come  l fantin ca ne lo speglio smira
e vede a propiet la sua figura,
s gli abelisce, di presente gira,
parte per quel veder da s rancura; 4
vole pigliare, per trarersi d ira,
non val neiente a contastar paura;
prende lo speglio e frangelo per ira:
alora adoppia pi danno e arsura. 8
E ci divien, ch  l concedette Dio,
e rend tutte cose in temporale,
e noi dalLui le prosediamo in fio. 11
Dunque chi vole contro ad animale
che fu ed e fia, como di rio
sar blasmato, rimprocciandol male. 14
Letteratura italiana Einaudi 234
Chiaro Davanzati - Rime
V
TENZONE CON MONTE ANDREA
(116 a-116)
116 a
(V 770)
1
MONTE
Lo nomo ca per contradio si mostra
a dritta mostra,  secondo ch i odo
(vo m acertir de la potenza vostra),
sed egli in vostra  guida, tanto lodo. 4
In vanitate il folle spesso giostra:
soprendo giostra  eo di tale modo;
la generazone umana nostra
natura  nostra,  ch  l folle fa nodo; 8
lega s e turba co mar a l ostra:
poi tra lo strale il sagio ch disnodo:
cos ciascun conven che maestro abia; 11
val poco labia di bietate ch agia:
ch ello non cagia,  ci no l amaestra.
Uno volere  n me che mo m adestra: 14
saver ch adestra  fin pregio e lo sagia.
Saver v asagia  che di ci mi scabia. 16
Letteratura italiana Einaudi 235
Chiaro Davanzati - Rime
116 b
(V 771)
2
MONTE
So volont mi porta s io follegio,
e poco senno, ch ne son dischesto,
ed ancor molto male ch io possegio:
ma chi  l senn a, colui richesto, 4
che per usanza amico tutor vegio:
chi non sa si riduce a buon maesto,
ed io per me di tal voler mi regio:
ed aprendeami a voi di saver questo: 8
quel che sormonta e mantene in segio
fin pregio, e a ci volere s aresto.
D amaestrarmi in ci non v agradito, 11
lo qual mi credo sia sol per disdegno
pensando voi ch i sia nel tutto aunito:
ma chi posiede in s alto regno 14
com fate voi, secondo ch agio audito,
no l de celar, ma di rispondr degno. 16
Letteratura italiana Einaudi 236
Chiaro Davanzati - Rime
116
(V 772)
3
Certo io vi dico in pura veritate
ch io feci impiutamente la  mbasciata
la qual mi deste, e dissigli in bontate
di quella chesta de l altra fiata. 4
Mostr talento di vostra amistate,
ma di risponder fatt ha sua giornata;
donvi pregio di grarichitate,
di gran saver ch avete per usata, 8
ma  l suo ricor tiene ancora amassato:
in anno in anno dona in temporale,
e tene e vole tutto suo trovato; 11
ma nominanza aver non vol corale;
quello che dice vol tener celato:
dotta che  l vostro saver lo suo sale. 14
Letteratura italiana Einaudi 237
Chiaro Davanzati - Rime
VI
TENZONE CON SER CIONE
(117-117 c)
117
(V 773)
1
Io vo sanza portare a chi mi porta,
e porto amore ed io non son portato;
non dico nulla ed ho la lingua acorta,
s io dico nulla, s son ripigliato; 4
ed ho il cor vivo e la persona morta,
e non son preso e trovomi legato;
anzi ch io mova, grido e sto a la porta,
e non vegendo, sono inamorato; 8
e son menato e sto tutora iloco,
e servo son d amor veracemente,
e vo parlando con quei che mi mena; 11
e son ne l aqua ed ardo tutto in foco,
e s io guadagno, trovomi perdente:
ser Uguicion, vedete s egli pena. 14
Letteratura italiana Einaudi 238
Chiaro Davanzati - Rime
117 a
(V 774)
2
SER CIONE
Al tempestoso mar lo buon conforto
conduce  l marinaro a la speranza;
ch mante fiate l omo a rio porto
ch sbigotisce, e quest la perdanza; 4
chi per lo pensiero preso e morto,
la buona udienza donali alegranza:
per voi lo dico, dottori, ch torto
ch a me non date in vostro dir baldanza. 8
Ch questo  l sagio pregio ed insegnato:
chi  n altura e  nora suo minore
par che si mova da gentil coragio; 11
e la lege lo mostra in suo ditato:
la cosa che non danna e fa valore, [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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